Ottobre, tempo d’autunno, questa mattina il cielo è perfettamente blu, senza una nuvola, i confini dei monti e delle colline sono netti, come è netto il cambiamento dei loro colori. Il verde smeraldo e foresta lasciano il posto al giallo, l’arancione, a tutte le tonalità del rosso e del marrone.
E’ tempo di raccolta di noci e castagne di camini scoppiettanti, di domeniche Andando per Primi, per assaporare, nei ristoranti del territorio, pietanze a base di legumi e cereali, secondo l’antica tradizione contadina, rigorosamente a Km 0.
Abbiamo ospitato una bella fiera di Vini e prodotti biologici, con espositori venuti da tutta Italia, incuriositi da questo paesino nel cuore dell’entroterra anconetano, che per primo ha firmato una Carta di Valori dell’Agricoltura alla presenza di Vandana Shiva, tra i primi ha bloccato il proliferare dei campi di pannelli solari, dichiarando il proprio paesaggio Patrimonio Agrario storico rurale, in cui si produce il Mays Ottofile, un antico Mays tipico di questo territorio.
I primi giorni di ottobre, tra una pioggia e un raggio di sole, i nostri vignaioli hanno vendemmiato e le vergare (le donne di casa, custodi della nostra tradizione enogastronomica), hanno tirato fuori le dame da cinque litri e sono corse nelle cantine per avere un pò di mosto. Il mosto è il primo dolcissimo e purissimo nettare dell’uva, frutto della torchiatura, con cui si preparano i biscotti di mosto.
Come il ciambellone arceviese non è un ciambellone, ma una “ciabattone” di pasta frolla, il biscotto di mosto non è un biscotto, ma una brioche di pasta di pane lievitata, dove l’acqua viene sostituita con il mosto d’uva. L’impasto è arricchito dai semi di anice (altro ingrediente principe della tradizione marchigiana, che distillato si trasforma nel liquore Varnelli, o Anisetta Meletti, con cui si “Corregge” il caffè da queste parti).
Nelle cucine si tirano fuori le “Spianatore”, e si impastano, dal mattino presto, la farina, il lievito madre (o di birra), il mosto, le uova, i semi di anice, si infornano i biscotti, diffondendo odori di uva, zucchero, anice che sanno di casa, tradizione, focolare e calore.