Da Luca Signorelli a Raffaello Sanzio quale percorso ideale che unisce Arcevia a Urbino: cinquecento anni fa, quando Urbino rappresentava la culla artistica marchigana, Arcevia offriva ospitalità al Signorelli che ci ha lasciato intatte le sue opere e che sono ben conservate e visibili presso la Collegiata di San Medardo.

Un’itinerario Storico Artistico tutto da scoprire nelle Marche con la navetta e la guida turistica che saranno a disposizione per condurvi alla scoperta dei nostri splendidi territori, tra colline e Borghi di epoca Medioevale.

Raffaello Sanzio (1483-1520)

Nasce ad Urbino il 28 Marzo del 1483 dall’unione tra Giovanni De Santi e Maria di Battista di Nicola Ciarla.

E’ stato un pittore e architetto tra i più celebri del Rinascimento e considerato uno dei più grandi artisti d’ogni tempo tanto che la sua opera segnò la linea guida per tutti i pittori successivi e fu di vitale importanza per lo sviluppo del linguaggio artistico, dando vita al Manierismo ed influenzando gli artisti fino ai giorni nostri.

La formazione di Raffaello fu determinata dal fatto di essere nato a Urbino proprio nel momento di massimo splendore del Rinascimento e di aver avuto accesso al Palazzo Ducale, luogo ove ancora oggi sono visibili le opere di Luca Signorelli, Piero della Francesca, il Perugino.

 

 

 

 

 

 

Madonna del Belvedere

Dal 1499 al 1504 Raffaello si stabilì a Città di Castello e, a soli sedici anni, ricevette la sua prima commissione indipendente: lo stendardo della Santissima Trinità, opera in cui sono visibili gli spunti tratti dal Signorelli e dal Perugino.

L’opera presenta anche una profonda, innovativa freschezza che gli garantì una fiorente committenza locale, soprattutto dopo la partenza del Signorelli alla volta di Orvieto.

La sua fama accrebbe in tutta l’Umbria e gli furono commissionati molti lavori a Perugia, ove rimase fino al 1504, anno in cui si trasferì in Toscana, prima a Siena e poi a Firenze.

La sua opera è ormai conosciuta e molto apprezzata da maestri di livello assoluto quali Leonardo e Michelangelo dai quali apprese nozioni fondamentali per la realizzazione delle opere successive.

Dal primo apprese i principi compositivi per creare gruppi di figure strutturati plasticamente nello spazio, mentre ignorò le complesse allusioni e implicazioni simboliche, sostituendo anche l’indefinito psicologico a sentimenti più spontanei e naturali.

Da Michelangelo invece assimilò il chiaroscuro plastico, la ricchezza cromatica, il senso dinamico delle figure.

I suoi lavori a Firenze erano destinati quasi esclusivamente a committenti privati, gradualmente sempre più conquistati dalla sua arte; creò numerose tavole di formato medio-piccolo per la devozione privata, soprattutto Madonne e Sacre famiglie, e alcuni intensi ritratti. In queste opere variava continuamente sul tema, cercando raggruppamenti e atteggiamenti sempre nuovi, con una particolare attenzione alla naturalezza, all’armonia, al colore ricco e intenso e spesso al paesaggio limpido di derivazione umbra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Pala degli Oddi

Le composizioni divengono via via più complesse e articolate, senza però mai rompere quel senso di idilliaca armonia che, unita alla perfetta padronanza dei mezzi pittorici, fanno di ciascuna opera un autentico capolavoro.

Verso la fine del 1508 per Raffaello arrivò la chiamata a Roma, ove rimase fino all’Aprile del 1520, data in cui morì all’età di 37 anni.

In quel periodo infatti Papa Giulio II aveva messo in atto una straordinaria opera di rinnovo urbanistico e artistico della città in generale e del Vaticano in particolare, chiamando a sé i migliori artisti sulla piazza, tra cui Michelangelo e Donato Bramante. Fu proprio Bramante a suggerire al papa il nome del conterraneo Raffaello, ma non è escluso che nella sua chiamata ebbero un ruolo decisivo anche i Della Rovere.

 

Accanto all’attività di frescante, un’altra delle fondamentali occupazioni di quegli anni è legata ai ritratti, dove apportò molteplici innovazioni sul tema. Fu soprattutto con il ritratto di Papa Giulio II che le innovazioni si fecero più evidenti, con un punto di vista diagonale e leggermente dall’alto, studiato come se lo spettatore si trovasse in piedi accanto al pontefice.

 

 

Ritratto Papa Giulio II

 

Punto di arrivo è la pala con l’Estasi di Santa Cecilia (1514), tutta giocata su un’impalpabile presenza del divino, interiorizzato dallo stato estatico della santa che rinuncia alla musica terrena, raffigurata nella straordinaria natura morta di vecchi strumenti musicali ai suoi piedi, in favore della musica eterna e celeste dell’apparizione del coro di angeli in alto.

 

Estasi di Santa Cecilia

 

Luca Signorelli (1450-1523)

Il Signorelli rappresenta la fonte d’ispirazione primaria della gioventù artistica di Raffaello e qui ad Arcevia ha realizzato diverse opere, tra il 1507 e il 1508, durante il suo soggiorno.

La più grandiosa, che l’artista eseguì nel paese di Rocca Contrada, odierna Arcevia in provincia di Ancona, ove il Signorelli vi si recò di ritorno da un soggiorno a Roma in cui aveva lavorato per il Papa Giulio II Della Rovere, è il Polittico. La commissione del polittico è legata ai Della Rovere, nella persona del Vescovo di Senigallia col concorso economico del Comune di Rocca Contrada: i loro due stemmi si vedono alla base dei pilastrini.

Il polittico è a due ordini, composto da dieci pannelli principali. Si tratta di un tipico polittico d’area adriatica, complesso e macchinoso, in cui Signorelli inserì le sue figure monumentali su sfondi neutri. L’artista dipinse una Madonna col Bambino e un Eterno benedicente tra santi a tutta figura, su sfondi neutri azzurrini e senza adattamenti prospettivi tra primo e secondo livello: ciascuna figura è dipinta isolatamente e completamente indipendente.

I santi sono, da destra a sinistra, dall’alto in basso: Paolo, Giovanni Battista, Pietro, Giacomo Maggiore, Sebastiano, Medardo, Andrea e Rocco.

 

Polittico di Rocca Contrada (Arcevia)

Posted by Roberto Morici

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